Un piede dopo l’altro sulla terra: camminare.
Sentire il terreno, l’erba, le pietre, affondare nell’umido,
oppure calpestare l’asfalto duro del percorso cittadino.
Camminare, corpo mente e anima che si fondono.
Nella lentezza del percorrere, infiniti stimoli per i sensi,
immagini, suoni, odori, pensieri, emozioni, sentimenti…
E dolore anche, ma sempre misto a felicità.
Camminare e sentirmi parte del tutto,
parte della natura, parte del cielo, parte della terra,
e percepire che, nonostante tutto, io e gli altri
in fondo siamo uguali…
Camminando conta solo il presente,
il tempo è attimo ed eternità.
Se cominci a contare il tempo il cammino si fa pesante,
la meta sembra dissolversi e allontanarsi…
Camminare e onorare i miei piedi,
induriti o dolenti a volte, maltrattati sempre.
Piedi esploratori, coraggiosi come guerrieri,
piedi in cerca di emozioni e di speranze.
Camminare con la mia andatura,
strana, buffa persino, cerco di migliorarla…
Ma lei è indomabile, effetto combinato dei miei geni,
del mio stato d’animo, delle convinzioni che ho di me…
Camminare e percorrere la mia strada,
anche quando sono stanca, anche quando piove e fa freddo,
dissolvere la rabbia come nebbia al sole
e provare gioia immensa per le piccole cose.
Camminare e superare gli ostacoli.
Qualunque sia la meta, quello che conta è camminare,
senza mai farsi scoraggiare da chi dice che è impossibile,
che il percorso è troppo duro, che non arriveremo mai…
noi siamo nati esploratori!
Liberamente ispirato a “Camminare” di Erling Kagge
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