In una terra lontana, la Murgia, vicino ad un paesotto sperduto di umani chiamato Minervino, c’era un villaggio di cinghiali, che vivevano liberi, sereni e spensierati.
In questo tranquillo villaggio, Kiki e Gugo, una giovane coppia di sposi, erano in trepida attesa del loro primo figlio.
Una buia sera di inverno (forse era il 30 dicembre), mentre il cielo era sconquassato da pioggia e vento, qualcuno bussò alla porta della loro capanna: era una vecchia cinghialotta di nome Ivana la Sciamana, con il capo ricoperto di lunghi peli ispidi e irti, che chiedeva ospitalità. Gugo e Kiki la accolsero e con grande generosità condivisero con lei la cena e il letto, ma il loro sonno fu presto interrotto: era arrivata l’ora per Kiki di mettere al mondo suo figlio, anzi sua figlia! E così nacque Titti!
Non appena fece giorno Ivana la Sciamana si svegliò e disse a Gugo e a Kiki: - Io devo andare, riprendo la mia strada, ma per ringraziarvi della vostra grande ospitalità ho fatto un dono alla piccola Titti che ora dorme beata! Non posso dirvi di che si tratta…è un segreto…- disse sottovoce, - lo scoprirete da soli, quando arriverà il tempo…lo scoprirà anche lei, e soprattutto scoprirà cosa farne…- E così salutò e andò via, lasciando i giovani genitori un po’ perplessi.
Qualche anno dopo Titti era cresciuta, era una bella cinghialotta selvaggia che si divertiva a giocare con gli altri cinghialotti.
Piano piano però incominciò ad insinuarsi un pensiero strano nella sua mente: le sembrava di non essere considerata dagli altri come avrebbe voluto, le sembrava che gli altri parlassero, ridessero e scherzassero fra loro con grande facilità e che non la coinvolgessero, quasi che non si accorgessero di lei, quasi come se lei non ci fosse… - Forse perché sono stupida e brutta…e sono così stupida che non sono capace di fare amicizia con nessuno… - pensava. Ben presto incominciarono i primi sguardi maliziosi fra femminucce e maschietti, i primi giochetti amorosi, e lei…niente, aveva la sensazione di non essere guardata da nessuno, che non piacesse a nessuno, e questo la rendeva sempre più timida e insicura. Certo aveva le sue amiche del cuore, Mara e Pippa, ma loro erano così diverse da lei, così spigliate, intraprendenti, sempre al centro dell’attenzione di tutti… Poi c’era Uccia.
Uccia era come lei, bella e imbranatella, e con lei lunghi, interminabili discorsi, progetti per il futuro, sogni… Ma la realtà era diversa, così difficile, ormai era chiaro: quando c’erano gli altri, gli sconosciuti, nuovi cinghialotti da conoscere, nuovi gruppi da frequentare, lei diventava invisibile! Aveva “la sindrome dell’invisibilità”! E quanto ci soffriva….
Un brutto giorno accadde qualcosa di terribile che sconvolse la vita di Titti e di tutta la comunità dei cinghiali. Durante una gita scolastica nel bosco, lei e alcuni suoi compagni di scuola si erano allontanati dal gruppo, nonostante i maestri altro non avevano detto, di restare tutti uniti e vicini, e non riuscivano più a ritrovare la strada del ritorno. Improvvisamente apparve davanti a loro un gruppo di quegli strani animali chiamati “umani”, con in mano una cosa lunga e minacciosa; gli umani li guardarono negli occhi con una crudeltà che Titti non aveva mai conosciuto prima, poi imbracciarono quella cosa lunga, ci guardarono dentro e si sentirono dei rumori fortissimi, dei colpi che risuonarono a lungo nel silenzio del bosco.
Titti socchiuse appena gli occhi e vide che tutti i suoi amici erano a terra morti, grondanti di sangue. Era inorridita, disperata per i suoi compagni e terrorizzata per quello che stava per accadere a lei, voleva piangere, urlare, scappare via a più non posso, e invece rimase in silenzio, immobile, paralizzata dalla paura, con gli occhi chiusi, strizzati, ad aspettare il colpo che avrebbe ucciso anche lei. Passarono lunghi, interminabili secondi e…non successe nulla…. Dopo un po’ sentì dei rumori, come di passi che si allontanavano, aprì appena un occhio e vide gli umani che andavano via, trascinando con sé i poveri corpi dei suoi amici.
Titti aspettò che intorno a sé tornasse la quiete, e sconvolta, corse disperatamente per il bosco, piangendo, finché non ritrovò i maestri e ciò che restava dei suoi compagni di scuola, e raccontò l’accaduto.
Tornarono tristemente al villaggio, e per giorni e giorni tutti piansero.
Da quel momento non ci fu più pace nel piccolo villaggio dei cinghiali. Alcuni di loro avevano scoperto che gli stessi umani che avevano ucciso i cinghialotti stavano costruendo una grandissima fattoria super industrializzata a poca distanza dal loro villaggio; era tutto un fermento: abbattimento di querce secolari, enormi scavatori, gigantesche gru, pale meccaniche, molte decine di umani impegnati da mattina a sera nella costruzione di questo grande mostro. Per loro cinghiali sarebbe stata la fine: con quelle cose lunghe chiamate fucili li avrebbero fatti fuori tutti (e corre voce che se li sarebbero pure mangiati…che orrore!). Gli anziani del villaggio si riunivano ogni giorno, e passavano ore e ore alla ricerca di una buona strategia per affrontare questa difficile situazione che si profilava all’orizzonte, ogni giorno sempre più incombente e minacciosa.
Nemmeno Titti riusciva a ritrovare la serenità, che peraltro già non aveva prima che accadessero questi fatti così inquietanti. Pensava ai suoi amici morti così tragicamente, agli occhi cattivi degli umani, e contemporaneamente di nuovo affiorava la sua convinzione di sempre, quella di non essere considerata da nessuno, la sua “sindrome dell’invisibilità”. Cadeva giorno dopo giorno sempre più in una tristezza profonda (forse quella che gli umani chiamano depressione?...) con grande dispiacere di Gugo e Kiki.
Spesso non andava a scuola, e vagabondava per la Murgia, da sola; la notte non dormiva, in preda agli incubi e stava cominciando a perdere l’appetito. La sua mente rimuginava, non riusciva a capire cosa fosse successo: - hanno ucciso tutti tranne me…. Perché?... - Spesso si avventurava fino al cantiere degli umani, e lì rimaneva ore e ore ad osservarli, cercando di non farsi vedere. Piano piano, così come aveva sempre fatto nei vari gruppi dove non si sentiva considerata, aveva imparato a conoscerli, a capire i loro comportamenti, a comprendere le loro azioni, le loro abitudini, e persino il loro pensiero… Aveva il terrore degli umani, dopo quello che era successo, ma allo stesso tempo li vedeva sciocchi e fragili, e a tratti persino ridicoli.
Pensava che ci doveva pur essere un modo per cacciarli via dalla loro terra…ma era sicuramente qualcosa di troppo grande, troppo più grande di lei, per cui allontanava questo pensiero e tornava a piangere sulle proprie disgrazie.
Un giorno, camminando camminando, con mille pensieri nella testa, senza rendersene conto, si addentrò di nuovo nel bosco, dove i “grandi” non vogliono assolutamente che i giovani vadano, ma i giovani, si sa, devono trasgredire e disubbidire per definizione.
Tutto ad un tratto scoppiò un violento temporale e si era anche fatto molto tardi, era quasi buio.
Titti cominciò a correre spaventata, cercando invano la strada per tornare a casa, quando sentì improvvisamente una voce che la chiamava: - Titti, Tittiiiiii, vieni qui!! - Si voltò e vide una capanna illuminata all’interno e una vecchia cinghiala con il capo ricoperto di lunghi peli ispidi e irti sull’uscio della porta aperta, che la incitava ad entrare. Titti entrò, osservò la cinghiala e disse, ancora con il fiatone, scuotendosi l’acqua di dosso: - grazie per avermi fatta entrare… chi sei? - io sono Ivana la Sciamana, e tu chi sei? - io sono Titti, ma in realtà… “non sono” … - come sarebbe a dire “non sono”??... - incalzò Ivana con un tono fra lo stupito e l’infastidito, - sarebbe a dire che mi chiamo Titti, ma “non sono” per nessuno, non mi vede nessuno, non mi considera nessuno… io ho “la sindrome dell’invisibilità" - disse Titti sconsolata, abbassando il capo, mentre una lacrima uscendo dai suoi occhioni cadeva per terra. – Mmhh…- mugugnò Ivana poggiando la sua zampa sotto il mento, - non ti vede proprio nessuno? nessuno nessuno? o c’è qualcuno che ti vede?... - bè si… - disse Titti accennando ad un piccolo sorriso, - i miei genitori, le mie sorelle, le mie amiche Mara, Pippa e Uccia… loro mi vedono, anche tu ora mi vedi… ma gli altri no!... - sentenziò, tornando a rattristarsi, - quindi, riprese Ivana, visto che c’è qualcuno che ti vede, come funziona questa “sindrome dell’invisibilità”? - - funziona a volte si e a volte no, con qualcuno si e con qualcuno no… - rispose Titti dubbiosa, - spiegami meglio! - - succede che quando sono con le persone che conosco, che amo e che mi amano mi sento pienamente visibile! – disse sorridendo a 45 denti, - ma quando sono con persone nuove, sconosciute, specialmente in gruppo, allora divento invisibile… - e cominciò nuovamente a piangere come una fontana. Ma Ivana, incalzante, ribatté: – cosa succede quando sei con quelli che ami? - succede che mi sento serena, tranquilla… - e che pensi? - non penso… - e invece quando sei con gli altri? - succede che allora mi sento tesa, preoccupata, e allora penso “ecco, adesso sarò invisibile”… - e lo diventi!! – esclamò con enfasi Ivana, - si, lo divento… - - ma Titti, ti rendi conto del potere che hai?? - -potere??... - disse Titti confusa, – si!! Potere, anzi, superpotere!! - Titti si fermò a riflettere qualche secondo, poi domandò, inseguendo un pensiero folle: – cosa vorresti dire?... -quello che ho detto! - allora, quando gli umani hanno ucciso i miei compagni…. - tu cosa hai pensato? - … che volevo essere invisibile… - disse Titti incredula, - si!!! lo hai pensato e lo sei diventata! Capisci cosa vuol dire?? - vuol dire che se io mi convinco di essere invisibile e lo voglio fortemente… lo divento davvero… - - brava piccola mia!! Tu hai questo dono! - ma…ma… è una cosa incredibile! Non ci credo, è magia!...-piccola mia, disse Ivana con dolcezza, abbassando repentinamente il tono della voce, con lo sguardo sognante verso un immaginario orizzonte, - la magia è dentro di te, puoi lasciarla lì per sempre, oppure puoi decidere di tirarla fuori…chiudi gli occhi un attimo e senti quanta meravigliosa forza è dentro di te…- Titti chiuse gli occhi e rimase così a lungo, in silenzio, mentre sentiva che qualcosa di grande stava accadendo dentro di sé, poi disse, felice e confusa - e ora che faccio?... - e Ivana la incitò - a grandi poteri corrispondono grandi responsabilità! (ohh-ohh… questa frase è del film Spiderman, ma va bene lo stesso!!) - Titti continuò a pensare ancora e ancora, - e ora cosa faccio?... – ma era troppo stanca, troppe emozioni nella giornata, cenò insieme ad Ivana con grande appetito e andò subito a nanna.
Quella notte, dopo tanto tempo, dormì profondamente, ma si svegliò prestissimo, all’alba, con una nuova energia addosso; persino il suo aspetto era completamente trasformato: appariva molto più bella. Cominciò a scuotere Ivana a più non posso dicendole: - Ivana, Ivana svegliati!! Ho un piano!! - Ivana, con gli occhi ancora socchiusi, ascoltò il piano di Titti, le piacque moltissimo, recuperò immediatamente tutte le sue forze, balzò in piedi e disse con entusiasmo - andiamo!! Facciamo vedere chi siamo!! - Si scambiarono un gesto di affetto, complicità e lealtà e corsero al cantiere degli umani, rendendosi entrambe invisibili.
Titti, che aveva osservato gli umani per tanto tempo, sapeva bene quanto fossero fifoni. Così, nell’invisibilità, le due cinghialotte, agguerrite, cominciarono a muovere oggetti, a spostare gli attrezzi da lavoro, a togliere le sedie mentre qualcuno stava per sedersi facendolo cadere, a fare strani suoni, tutto ciò e molto altro per farli spaventare, ottenendo un grandioso risultato: gli umani se la diedero a gambe! Il giorno dopo arrivò al cantiere un’altra squadra di umani (i precedenti erano stati licenziati in tronco), ma Titti e Ivana, invisibili, ripetettero gli stessi scherzetti del giorno prima, ottenendo lo stesso risultato! - Si si si!!! – dicevano divertite e soddisfatte mentre vedevano la seconda squadra di umani terrorizzati scappare via come la prima. E andò nello stesso modo i giorni successivi e anche il giorno in cui arrivarono i capi dell’impresa a rendersi conto personalmente di ciò che accadeva in quel luogo: a loro furono riservati scherzi ed effetti ancora più spettacolari! Insomma, in meno di una settimana, grazie a Titti, a Ivana e alla loro invisibilità, gli umani decisero di rinunciare definitivamente al loro progetto e misero sulla porta della fattoria un sigillo con un grande cartello:
VIETATO ENTRARE – QUI CI SONO I FANTASMI
E così, mentre tutti i cinghiali del villaggio fecero una grande festa che durò giorni e giorni, ringraziando e lodando Titti e Ivana per quello che avevano fatto, perché avevano salvato tutti quanti da morte certa, le due cinghialotte non riuscivano a smettere di ridere, pensando alla loro impresa e alla faccia degli umani che credevano che il loro cantiere fosse infestato dai fantasmi! Risero tanto, tanto, tanto, ma veramente tanto!
E da allora Titti è diventata la ragazza più popolare del villaggio.
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